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Opere

Operazione terrore

E' il primo cortometraggio di Giuseppe Violano, nonchè il primo tassello di una trilogia, la cosidetta "trilogia all'italiana" che vuole omaggiare il cinema di "genere" nostrano che va dagli anni '60 ai primi anni '80.

Totalmente no budget, girato in scarse 4 ore e senza alcuna attrezzatura professionale, questo primo tassello punta tutto sulla suspence e su una forte carica autoironica tipica dei thriller e degli horror italiani anni '60 e '70. Non avendo a disposizione nessun tipo di carrello, crane o camera a spalla ma semplicemente una compattina Canon M 46, la regia è fortemente influenzata da Fernando Di Leo e la sua ricerca dell'inquadratura ("I ragazzi del massacro"). L'ironia è tipicamente margheritiana (Antonio Margheriti e il suo "Nude... Si muore"). L'omaggio all'immenso Maestro Mario Bava si è cercato di regalarlo attraverso gli effetti luce, nonostante le due sole lampade alogene da giardino, e attraverso il titolo, chiaramente ispirato ad "Operazione Paura" (e non ad "Operazione Terrore" di Blake Edwards). La colonna sonora sui titoli di coda è un omaggio ai maestri Morricone e Argento de "Il gatto a nove code".  Sempre al maestro Argento è dedicata la scena del "musicista" come omaggio al capolavoro "Profondo Rosso", nonostante lo strumento musicale differente. 

Soggetto, sceneggiatura, fotografia, musiche, effetti luce e regia sono a cura di Giuseppe Violano.

Andrea Cotrone e David Longo, i due attori protagonisti, hanno dato dimostrazione di professionalità e impegno nonostante i pochissimi mezzi e soprattutto il poco tempo a disposizione. La Color Correction volutamente assente e l'audio in presa diretta ne fanno un prodotto crudo e tipicamente italiano.

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Electio

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E' il terzo cortometraggio di Giuseppe Violano. Un dramma dei nostri tempi, dove non esistono il bene e il male ma solamente una scelta.

Così imparano a fare i cattivi

E' il secondo cortometraggio di Giuseppe Violano. Il nuovo lavoro, oltre al cast ormai collaudato, Andrea Cotrone e David Longo, si arricchisce di un nuovo elemento, Massimiliano Marinelli.

Si torna ad omaggiare il nostro cinema. Si parte dal titolo: "Reazione a catena - Ecologia del delitto" uscì, nella prima stesura della sceneggiatura, con il titolo "Così imparano a fare i cattivi". Padre di tutti gli slasher movie, è una pietra miliare del cinema italiano e mondiale, che ha, assieme a "Torso" di Sergio Martino, dato il via agli horror americani tanto amati quali Halloween, Venerdì 13 (che ne è una vera copia), Non aprite quella porta e così via.

"Così imparano a fare i cattivi" è uno spaghetti western traslato in chiave moderna, pop, perchè, purtroppo, è un genere che non esiste più, nonostante "Django Unchained" di Quentin Tarantino o "Sukiyaki Western Django" di Takashi Miike che si discostano, però, dai canoni classici dei maestri italiani. 

L'opera diventa un vero e proprio gioco per gli appassionati: nascosti tra i dialoghi, ci sono tantissimi titoli di film western, volutamente inseriti per divertire lo spettatore. 

Un finale ironico, "a prendersi in giro", soprattutto nel secondo omicidio e nella rappresentazione del sangue: questo è l'ennesimo omaggio al Maestro Bava, capace di stupire con la sua classe, con la sua capacità interpretativa ma anche volutamente ironico nel sottolineare, attraverso le immagini, la mancanza di mezzi economico-produttivi dei suoi film.

Ancora una volta, nessuna troupe: soggetto, sceneggiatura, riprese, fotografia, luci e regia sono di Giuseppe Violano.

"Così imparano a fare i cattivi" resta un lavoro umile, dove mai ci sarà un confronto con i Maestri, ma un cortometraggio che vorrebbe spingere lo spettatore a scoprire i classici del cinema di genere italiano.

Nel finale, con la battuta "... Sei un degno padre per tuo figlio, idiota...", una piccola critica alle fiction italiane (Gianni Garko, il Sartana del cinema, si credeva fosse il padre naturale di Gabriel Garko che spopola nelle fiction italiane).

Ultimo piccolo omaggio, la scena nei titoli di coda con la descrizione del regista che ricorda la copertina de "Gli spietati" di Clint Eastwood, considerato il western che ha chiuso un'era.

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